La guerra di Piero

 

anno di pubblicazione 1964

Autore Fabrizio De André 

compositore Vittorio Centanaro 

arrangiatore Vittorio Centanaro 

voce Fabrizio De André 

chitarra: Vittorio Centanaro

chitarra: Fabrizio De Andrè

basso: Werther Pierazzuoli

 

Questo brano è in forma strofica Cioè non ci sono ritornelli, le uniche e poche ripetizioni che si possono trovare sono la prima strofa che viene ripetuta in fondo alla canzone e due dei quattro versi che sono il principio della Decima ed undicesima strofa.

La motivazione di questa assenza di ritornelli sta nel fatto che De Andrè ci racconta una storia che ha un continuo evolversi è l’elemento che il compositore centanaro ha inserito per rompere La monotonia della forma strofica consiste nei cambi di melodia e in alcuni intermezzi strumentali.

Prima strofa

La prima strofa in narratore ci presenta un’immagine ferma: “Dormi sepolto in un campo di grano non è la Rosa non è Il Tulipano…” Al primo ascolto potrebbe rappresentare un paesaggio primaverile e di campagna in cui una persona trova riposo stendendosi tra i papaveri ma leggendo ed ascoltando tutta la canzone, quando poi ascoltiamo l’ultima strofa, ci rendiamo conto che il significato è completamente diverso.

Seconda strofa

Nella seconda strofa e’ Piero a parlare e De Andrè Cita La canzone “Dove vola l’avvoltoio” con il testo di Italo Calvino in cui la vita è rappresentata da un fiume pieno di lucci argentati e la morte dovuta alla guerra è rappresentata dai cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente.

Terza strofa

In questa terza strofa il narratore ci mostra Piero che parte durante il freddo inverno ed anche il vento sembra trattare male il povero soldato sputandogli in faccia la neve, quella neve, che per un giovane soldato come Piero, fino a pochi anni prima era solo e puro divertimento

Quarta strofa

In questa strofa un nuovo personaggio si mette  in relazione con Piero, potrebbe essere la sua coscienza che gli dice di fermarsi e godere del vento, godi la vita perché chi darà la vita tornerà a casa solo con una croce e nulla più

Quinta strofa

Piero non ascolta la voce della sua coscienza che gli dice di fermarsi ma continua a marciare a passo di Giava cioè a passo di danza e arriva in primavera alla sua destinazione

Sesta strofa

Piero fa l’incontro con il suo avversario, ma si rende conto che non è altro che un ragazzo come lui con le sue stesse preoccupazioni, aspettative, con lo stesso umore, l’unica differenza è la divisa, che è di un altro colore

Settima strofa 

La coscienza che prima gli chiedeva di godersi la vita, ora è la coscienza di un soldato che addestrato ad uccidere invita Piero sparare fino a che non vedrà il corpo del suo nemico cadere a coprire la pozza del proprio sangue, De Andrè usa in questo caso un’immagine cruda e violenta

Ottava strofa

Ora è Piero parlare e in questo momento viene fuori la sua umanità, ed il pensiero che lo ferma è che per il resto della sua vita rivedrà l’immagine dell’uomo che muore per sua mano 

Nona  strofa

Il narratore ci racconta che il nemico non è più cattivo o più buono , è solo che voltandosi vede Piero con l’arma pronta per sparare è preso dalla paura non gli ricambia la cortesia:  non ha tempo di riflettere sulla vita dei due esseri umani e spara

Decima e undicesima strofa

In queste due strofe De André ci fa rivedere, come un film, la stessa scena due volte, cioè il corpo di  Piero che cade  a terra senza un lamento. Questa è una delle poche ripetizioni che troviamo nei brano, in questo momento Piero si rende conto che tutto è  finito

Dodicesima strofa

Nel cuore e nella testa di Piero,  che  in questo momento non è più un soldato ma solo un uomo che muore, ricompaiono  le immagini della sua vita precedente, fatta di famiglia, affetti, una gioventù che si  sta per trasformare in vita adulta  e la primavera in cui muore è sia la stagione dell’anno in cui si vede la vita sbocciare, ma anche la primavera della vita cioè la giovinezza, per contro, il desiderio di morire in inverno rappresenta il desiderio di morire anziano e con i capelli bianchi, bianchi come la neve.

Tredicesima strofa

In questa strofa Piero diventa un cadavere in bilico tra le parole dell’uomo e il fucile del soldato

Quattordicesima strofa

Questa strofa è l’esatta copia della prima, ma ora il riposo a cui si fa riferimento non è un riposo ristoratore e spensierato di un ragazzo in un campo di papaveri, bensì il riposo eterno di una vita interrotta troppo presto.

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Analisi della parte musicale

L’arrangiamento del compositore Vittorio Centanaro è volutamente poco ricco per lasciare spazio alla comprensione della poesia ed è affidato a due chitarre ed un basso, le parti strumentali servono a interrompere il flusso continuo delle parole e a dare il tempo all’ascoltatore di far proprio il messaggio. Questa apparente semplicità dell’arrangiamento non deve ingannare perché, quando la coscienza dice a Piero Fermati o quando il narratore ci racconta nel momento in cui corpo di Piero cade, la musica, che per il resto si muove in un andamento  in due accenti quasi a tempo di marcia,  si ferma in accordi più cadenzati a sottolineare il rallentamento nello svolgersi dell’azione, stesso rallentamento estremo che troviamo nell’immagine iniziale riproposta poi alla fine in cui la musica non è dinamica.  Un altro momento interessante è l’arrangiamento delle chitarre ad imitazione del mandolino quando viene citata Ninetta che rappresenta l’amore, la famiglia, gli affetti, insomma tutta la vita prima che Piero diventasse un soldato e il mandolino ci fa ripensare ad un’ Italia allegra e spensierata che Piero non verdà mai più.